DON ANTONIO

martedì 24 gennaio 2012

Lectio divina.Letture patristiche della Domenica.«DELLA GUARIGIONE DELL’INDEMONIATO»IV Domenica per l’Anno B

Mc 1,21-28; Dt 18,15-20; Sal 94; 1 Cor 7,32-35
1. Dottrina e autorità di Cristo
"E subito, giunto il sabato, entrato nella sinagoga, si mise a insegnare loro" (Mc 1,21).
Il fatto che egli offra con larghezza i doni della sua medicina e della sua dottrina soprattutto di
sabato, mostra che il Signore non è soggetto alla legge, ma sta sopra la legge, egli che è venuto per
portare a compimento la legge e non per abrogarla (cf. Mt 5,17). Per insegnare egli sceglie non il sabato
giudaico - nel quale era vietato accendere il fuoco o adoperare le mani e i piedi - ma il vero sabato, e
mostra che il riposo preferito dal Signore consiste nell`aver cura delle anime astenendosi dalle opere
servili, cioè da tutte le opere illecite.
"E si stupivano della sua dottrina. Insegnava loro difatti come uno che ha autorità e non come gli
scribi" (Mc 1,22).
«Gli scribi insegnavano al popolo le cose che leggiamo in Mosè e nei profeti; Gesú invece, quasi
fosse Dio e Signore di Mosè stesso, seguendo la sua libera volontà, dava maggiore importanza a precetti
che sembravano secondari nella legge, oppure, modificando i comandamenti, si rivolgeva al popolo come
leggiamo in Matteo: -fu detto agli antichi... ma io vi dico -» (Girolamo).
"Or, ecco, c`era nella loro sinagoga un uomo posseduto da uno spirito immondo, che gridava
dicendo: - che c`è tra noi e te, Gesú Nazareno? Sei venuto per rovinarci? Conosco chi sei, il Santo di
Dio! " (Mc 1,23-24).
«Questa non è una spontanea confessione di fede cui faccia seguito il premio, ma una confessione
necessariamente estorta che costringe chi non vuole. Come accade agli schiavi fuggiaschi che,
incontrando dopo molto tempo il loro padrone, gridano implorazioni soltanto per evitare le bastonate, cosí
i demoni, avendo visto d`improvviso apparire il Signore in terra, credevano che fosse venuto per
giudicarli. La presenza del Salvatore è infatti tormento per i demoni» (Girolamo).
"Ma Gesú lo rimproverò dicendo: - Taci, ed esci dall`uomo" (Mc 1,25).
"Siccome la morte è entrata nel mondo per l`invidia del diavolo" (Sap 2,24), la medicina della
salvezza ha dovuto dapprima operare contro lo stesso autore della morte per tacitare innanzi tutto la
lingua del serpente, affinché non spargesse più oltre il suo veleno; poi per curare la donna, che fu per
1 Le letture patristiche sono tratte dalla dal CD-Room “La Bibbia e i Padri della Chiesa”, Ed. Messaggero –Padova, distribuito
da Unitelm, 1995.
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prima sedotta dalla febbre della concupiscenza carnale; in terzo luogo per purificare dalla lebbra del suo
errore l`uomo che aveva ascoltato le parole della sposa che lo spingeva al male, affinché il piano di
redenzione si compisse nel Signore come nei progenitori si era compiuta la caduta.
"E dopo che l`ebbe agitato convulsamente, lo spirito immondo uscí da lui, emettendo un gran
grido" (Mc 1,26).
«Luca dice che lo spirito immondo uscí dall`uomo senza fargli male. Può sembrare una
contraddizione, in quanto secondo Marco "dopo che l`ebbe agitato convulsamente, uscí da lui", oppure,
come recano altri codici, "dopo che l`ebbe tormentato", mentre secondo Luca non gli fece alcun male. In
realtà, però, anche Luca dice che il demonio uscí da lui dopo averlo gettato in terra, anche se non gli fece
del male (cf. Lc 4,35). Si comprende, da ciò, perché Marco abbia detto che lo tormentò e lo agitò
convulsamente intendendo ciò che ha detto Luca, scrivendo che lo gettò a terra. E quanto Luca aggiunge,
cioè che non gli fece del male, significa che pur gettandolo in terra e agitandolo convulsamente, non lo
mutilò, come sono soliti fare i demoni quando escono da qualcuno amputandogli o strappandogli le
membra».
"E si stupirono tutti, tanto che si domandavano l`un l`altro: - Cos`è questo? Che nuova dottrina è
questa dato che egli comanda con autorità anche agli spiriti immondi ed essi gli obbediscono?" (Mc
1,27).
Di fronte alla grandezza del miracolo, ammirano la novità della dottrina del Signore, e sono spinti
dalle cose che hanno viste a far domande su quello che hanno udito. Non v`è dubbio infatti che a questo
miravano i prodigi che il Signore stesso operava servendosi della natura umana che aveva assunta, o che
dava facoltà ai discepoli di compiere. Per mezzo di questi miracoli gli uomini credevano con maggior
certezza al vangelo del regno di Dio che veniva loro annunciato: infatti coloro che promettevano agli
uomini terreni la felicità futura mostravano di poter compiere in terra opere celesti e divine. In verità,
mentre i discepoli operavano ogni cosa per grazia del Signore, come semplici uomini, il Signore operava
miracoli e guarigioni da solo, per virtù della sua potenza, e diceva al mondo le cose che udiva dal Padre.
Dapprima infatti il Vangelo attesta che «egli insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli
scribi»; e ora la folla testimonia che egli «con autorità comanda agli spiriti immondi ed essi gli
obbediscono».
(Beda il Vener., In Ev. Marc. 1, 1, 21-27)
2. Entrare in Cafarnao, «campo della consolazione»
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"Ed entrarono a Cafarnao" (Mc 1,21). Significativo e felice è questo cambiamento: abbandonano
il mare, abbandonano la barca, abbandonano i lacci delle reti ed entrano a Cafarnao. Il primo
cambiamento consiste nel lasciare il mare, la barca, il vecchio padre, nel lasciare i vecchi vizi. Infatti nelle
reti, e nei lacci delle reti, sono lasciati i vizi. Osservate il cambiamento. Hanno abbandonato tutto questo:
e perché lo hanno fatto, per trovare che cosa? «Entrarono - dice Marco - a Cafarnao»: cioé entrarono nel
campo della consolazione. "Cafar" significa campo "Naum" significa consolazione. Oppure (dato che le
parole ebraiche hanno vari significati, e, a seconda della pronunzia, hanno un senso diverso), "Naum"
vuol dire non solo consolazione, ma anche bellezza. Cafarnao, quindi, può essere tradotto come campo
della consolazione o campo bellissimo...
"Entrarono in Cafarnao, e subito, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava loro" (Mc 1,21),
insegnava affinché abbandonassero gli ozi del sabato e cominciassero le opere del Vangelo. "Egli li
ammaestrava come uno che ha autorità, non come gli scribi" (Mc 1,22). Egli non diceva, cioè «questo
dice il Signore», oppure «chi mi ha mandato cosí parla»: ma era egli stesso che parlava, come già prima
aveva parlato per bocca dei profeti. Altro è dire «sta scritto», altro dire «questo dice il Signore», e altro
dire «in verità vi dico». Guardate altrove. «Sta scritto -egli dice - nella legge: Non uccidere, non ripudiare
la sposa». Sta scritto: da chi è stato scritto? Da Mosè, su comandamento di Dio. Se è scritto col dito di
Dio, in qual modo tu osi dire «in verità vi dico», se non perché tu sei lo stesso che un tempo ci dette la
legge? Nessuno osa mutare la legge, se non lo stesso re. Ma la legge l`ha data il Padre o il Figlio?
Rispondi, eretico. Qualunque cosa tu risponda, l`accetterò volentieri: per me, infatti, l`hanno data
ambedue. Se è il Padre che l`ha data, è lui che la cambia: dunque il Figlio è uguale al Padre, poiché la
muta insieme a colui che l`ha data. Se l`uno l`ha data e l`altro la muta è con uguale autorità che essa è
stata data e che viene ora mutata: infatti nessuno che non sia il re può mutare la legge.
"Si stupivano della sua dottrina (ibid.)". Perché, mi chiedo, insegnava qualcosa di nuovo, diceva
cose mai udite? Egli diceva con la sua bocca le stesse cose che aveva già detto per bocca dei profeti.
Ecco, per questo si stupivano, perché esponeva la sua dottrina con autorità, e non come gli scribi. Non
parlava come un maestro ma come il Signore: non parlava per l`autorità di qualcuno piú grande di lui, ma
parlava con la sua propria autorità. Insomma egli parlava e diceva oggi quello che già aveva detto per
mezzo dei profeti. "Io che parlavo, ecco, sono qui" (Is 52,6).
(Girolamo, Comment. in Marc., 2)
3. Il peccato degli angeli
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Tra le angeliche virtù il primo angelo dell`ordine terrestre, cui era stata affidata la cura della terra,
pur essendo buono per natura e causa di bene e creato senza nessuna impronta di malizia, non tollerando
piú lo splendore che aveva ricevuto per libera donazione del Creatore, da ciò che era in armonia con la
sua natura, si rivolse a ciò che era contro la sua natura, e si oppose al suo Creatore; cosí per primo si
allontanò dal bene e da buono divenne cattivo. Poiché il male non è altro se non la mancanza di un bene,
come le tenebre non sono altro che la mancanza di luce. Il bene è una luce spirituale e il male è un buio
spirituale. Lui ch`era stato fatto luce dal Creatore e buono - Dio "guardò tutte le cose che aveva fatto, ed
erano molto buone" (Gen 1,31) - di sua spontanea volontà si fece tenebre. Con lui si ribellò tutta la
moltitudine innumerevole di angeli ch`era sotto di lui. Pur essendo, dunque, della stessa natura di tutti gli
altri angeli, per propria scelta, divennero cattivi e di loro spontanea volontà si piegarono al male.
(Giovanni Damasceno, De fide orthod., 2, 4)
4. Convertirsi con tutto il cuore
Dice: «Ora ascoltami sulla fede. Con l`uomo sono due angeli, uno della giustizia e l`altro della
iniquità». «Come, o signore, conoscerò le loro azioni, poiché entrambi gli angeli abitano con me?».
«Ascolta, mi risponde, e rifletti. L`angelo della giustizia è delicato, verecondo, calmo e sereno. Se penetra
nel tuo cuore, subito ti parla di giustizia, di castità, di modestia, di frugalità, di ogni azione giusta e di
ogni insigne virtù. Quando tutte queste cose entrano nel tuo cuore, ritieni per certo che l`angelo della
giustizia è con te. Sono, del resto, le opere dell`angelo della giustizia. Credi a lui e alle sue opere. Guarda
ora le azioni dell`angelo della malvagità. Prima di tutto è irascibile, aspro e stolto e le sue opere cattive
travolgono i servi di Dio. Se si insinua nel tuo cuore, riconoscilo dalle sue opere». «In che modo, signore,
gli obietto, lo riconoscerò, non lo so». «Ascoltami, dice. Quando ti prende un impeto d`ira o un`asprezza,
sappi che egli è in te. Poi, il desiderio delle molte cose, il lusso dei molti cibi e bevande, di molte crapule
e di lussi vari e superflui, le passioni di donne, la grande ricchezza, la molta superbia, la baldanza e tutto
quanto vi si avvicina ed è simile. Se tutte queste cose si insinuano nel tuo cuore, sappi che è in te l`angelo
dell`iniquità. Avendo conosciuto le sue opere, allontanati da lui e non credergli in nulla, perché le sue
opere sono malvagie e dannose ai servi di Dio. Hai, dunque, le azioni di ambedue gli angeli, rifletti e
credi all`angelo della giustizia. Lungi dall`angelo della iniquità, perché il suo insegnamento è cattivo per
ogni opera...».
Gli dico: «Signore, ascoltami per poche parole». «Di` pure quello che vuoi». «L`uomo è
desideroso di osservare i precetti di Dio, e nessuno non prega il Signore che lo rafforzi nei suoi precetti e
lo sottoponga ad essi. Ma il diavolo è duro e domina». «Non può, replica, dominare i servi di Dio che
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sperano con tutto il cuore in Lui. Il diavolo può combattere, ma non può trionfare. Se lo contrastate, vinto
e scornato fuggirà da voi. Quelli che sono vani temono il diavolo come se avesse forza. Quando l`uomo
riempie di buon vino i recipienti piú adatti e tra questi pochi semivuoti, se torna ai recipienti non osserva i
pieni, perché li sa pieni, ma osserva i semivuoti temendo che siano inaciditi. Presto, infatti, i recipienti
semivuoti inacidiscono e svanisce il sapore del vino. Cosí pure il diavolo va da tutti i servi di Dio, per
provarli (cf. 1Pt 5,8). Quelli che sono pieni di fede gli resistono energicamente, e lui si allontana da loro
non avendo per dove entrare. Allora egli va dai vani e, trovando lo spazio, entra da loro ed agisce con
questi come vuole e gli diventano soggetti».
«Io, l`angelo della penitenza, vi dico: "Non temete il diavolo". Fui inviato per stare con voi che
fate penitenza con tutto il vostro cuore e per rafforzarvi nella fede. Credete in Dio voi che per i vostri
peccati avete disperato della vostra vita, accresciuto le colpe e appesantito la vostra esistenza. Se vi
convertite al Signore con tutto il vostro cuore e operate la giustizia per i rimanenti giorni della vostra vita
e lo servite rettamente secondo la sua volontà, vi darà il perdono per tutti i precedenti peccati e avrete la
forza di dominare le opere del diavolo. Non temete assolutamente le minacce del diavolo. Egli è inerte
come i nervi di un morto. Ascoltatemi, dunque, e temete chi può tutto salvare e perdere. Osservate questi
precetti e vivrete in Dio». Gli chiedo: «Signore, ora mi sento rafforzato in tutti i comandamenti di Dio
perché tu sei con me. So che abbatterai tutta la forza del diavolo e noi lo domineremo e vinceremo tutte le
sue opere. E spero che il Signore dandomi la forza mi farà osservare questi precetti che hai ordinato». «Li
osserverai, mi dice, se il tuo cuore diviene puro presso il Signore. Li osserveranno tutti quelli che
purificheranno il loro cuore dalle vane passioni di questo mondo e vivranno in Dio».
(Erma, Pastor, Precetti, VI, 2; XII, 5-6)
5. Insegnava come uno che ha autorità
«Andarono a Cafarnao e, entrato pròprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise a insegnare. Ed
erano stupiti del suo insegnamento» (Mc 1,21-22). Certo era logico che la gravità del discorso li turbasse
e si sentissero storditi per la sublimità dei precetti; ma in verità era tanto eloquente la forza del Maestro,
da affascinare molti di essi persuadendoli a non allontanarsi da lui terminato il discorso, per il gusto
provato nell'udirlo. Infatti, quando discese dal monte, gli ascoltatori non se ne andarono, ma tutta la massa
lo seguì, tanto fascino aveva ispirato loro la sua dottrina.
Ma soprattutto ammiravano la sua potenza. Infatti non parlava riportando parole di altri,come i
profeti e Mose, ma in ogni parola mostrava di avere egli stesso l'autorità. Dopo aver citato spesso la
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legge, aggiungeva: «Ma io vi dico» (Mt 5,22); e ricordando il giorno del giudizio, indicava se stesso come
giudice sia del castigo che del premio. Per questo, sembrava logico che rimanessero turbati. Se gli scribi,
che ne avevano visto la potenza nelle opere, gli scagliarono contro pietre e lo scacciarono, com'era possibile
che là, dove la sua forza interiore si mostrava solo con le parole, queste non creassero in loro delle
perplessità, tanto più che erano state pronunciate all'inizio, prima ancora che egli manifestasse
tangibilmente la sua potenza? Tuttavia non ne soffrivano; quando infatti l'uomo è retto e saggio,
facilmente accetta l'insegnamento della verità. I farisei, sebbene i miracoli proclamassero il suo potere, rimanevano
urtati: questi invece, al solo ascoltare la sua parola, si sottomettevano e lo seguivano.
L'evangelista lo dice espressamente: «molta folla lo seguiva» (Mt 8,1) non dunque alcuni dei prìncipi e
degli scribi, ma tutti quelli in cui non era malizia e che avevano il cuore sincero. In tutto il vangelo scorgi
sempre questo tipo di seguaci. Quando parlava lo ascoltavano in silenzio,senza interromperlo o disturbare
il suo discorso, senza tentarlo né cercare l'occasione di coglierlo in fallo come facevano i farisei; e quando
aveva finito di parlare lo seguivano pieni di ammirazione. Vorrei che tu considerassi con me la prudenza
del Signore, come usi modi diversi secondo l'utilità degli uditori, passando dai miracoli alle parole, e
subito dalle parole ai miracoli. Infatti, prima di salire sul monte guarì molti, onde preparare la strada e ciò
che doveva dire. E dopo aver terminato questo lungo discorso, tornò ai miracoli, confermando le parole
coi fatti. Poiché infatti «insegnava come uno che ha autorità», affinché questo modo di ammaestrare non
sapesse di pompa o di ostentazione, lo traduce immediatamente nelle opere: guarisce anche le malattie
come uno che ne ha il potere, sicché vedendolo compiere in tal modo i miracoli, non rimanessero più
turbati dei suoi insegnamenti.
Dalle «Omelie su Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo.
lunedì 23 gennaio 2012
Abbazia Santa Maria di Pulsano
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