« Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso » | |
(1 Corinzi, 2, 1-2) |
(1 Corinzi, 2, 1-2) |
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano , per noi, è potenza di Dio » | |
( 1Corinzi, 1, 17-18) |
« Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli » | |
(Colossesi, 1 , 19-20) |
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano , per noi, è potenza di Dio » | |
( 1Corinzi, 1, 17-18) |
L'uomo partecipe delle sofferenze di Cristo per la propria ed altrui salvezza
Con la Lettera apostolica "Salvifici doloris" del 1984, Giovanni Paolo II affronta il tema del valore salvifico del dolore che si sostanzia nel Vangelo della sofferenza scritto in primo luogo dallo stesso Redentore con la propria sofferenza assunta per amore, perché l'uomo "non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16), al cui fianco c'è sempre Maria, la sua Madre santissima, per la testimonianza esemplare che, con l'intera sua vita, rende a questo particolare Vangelo della sofferenza. "In lei le numerose ed intense sofferenze si assommarono in una tale connessione e concatenazione che, se furono prova della sua fede incrollabile, furono altresì un contributo alla redenzione di tutti" (Salvifici doloris, 25). "Se un uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo, ciò avviene perché Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo, perché egli stesso nella sua sofferenza redentiva è divenuto, in un certo senso, partecipe di tutte le sofferenze umane. L'uomo, scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo, insieme scopre in essa le proprie sofferenze, le ritrova, mediante la fede, arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato" (Ibid., 20). La partecipazione alle sofferenze di Cristo è, al tempo stesso, sofferenza per il Regno di Dio. Cristo ci ha introdotti in questo Regno mediante la sua sofferenza. E anche mediante la sofferenza maturano per esso gli uomini avvolti dal mistero della redenzione di Cristo. Coloro che sono partecipi delle sofferenze di Cristo sono anche chiamati, mediante le loro proprie sofferenze, a prender parte alla gloria escatologica, che nella Croce di Cristo era offuscata dall'immensità della sofferenza. Così si esprime l'apostolo Paolo: "Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare" (1Pt4,13).
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