DON ANTONIO

martedì 9 agosto 2011

La croce e la sofferenza nel cristianesimo


« Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso »
(1 Corinzi, 2, 1-2)
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« Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso »
(1 Corinzi, 2, 1-2)
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano , per noi, è potenza di Dio »
( 1Corinzi, 1, 17-18)


« Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli »
(Colossesi, 1 , 19-20)
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano , per noi, è potenza di Dio »
( 1Corinzi, 1, 17-18)

L'uomo partecipe delle sofferenze di Cristo per la propria ed altrui salvezza
Con la Lettera apostolica "Sal­vifici doloris" del 1984, Giovanni Paolo II affronta il tema del valore salvifico del dolore che si sostanzia nel Vangelo della sofferenza scritto in primo luogo dallo stesso Reden­tore con la propria sofferenza as­sunta per amore, perché l'uomo "non muoia, ma abbia la vita eter­na" (Gv 3,16), al cui fianco c'è sempre Maria, la sua Madre santis­sima, per la testimonianza esem­plare che, con l'intera sua vita, ren­de a questo particolare Vangelo della sofferenza. "In lei le numero­se ed intense sofferenze si assom­marono in una tale connessione e concatenazione che, se furono pro­va della sua fede incrollabile, furo­no altresì un contributo alla reden­zione di tutti" (Salvifici doloris, 25). "Se un uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo, ciò avvie­ne perché Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo, perché egli stesso nella sua sofferenza redenti­va è divenuto, in un certo senso, partecipe di tutte le sofferenze umane. L'uomo, scoprendo me­diante la fede la sofferenza reden­trice di Cristo, insieme scopre in essa le proprie sofferenze, le ritro­va, mediante la fede, arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato" (Ibid., 20). La parteci­pazione alle sofferenze di Cristo è, al tempo stesso, sofferenza per il Regno di Dio. Cristo ci ha introdot­ti in questo Regno mediante la sua sofferenza. E anche mediante la sofferenza maturano per esso gli uomini avvolti dal mistero della redenzione di Cristo. Coloro che sono partecipi delle sofferenze di Cristo sono anche chiamati, me­diante le loro proprie sofferenze, a prender parte alla gloria escatolo­gica, che nella Croce di Cristo era offuscata dall'immensità della sof­ferenza. Così si esprime l'apostolo Paolo: "Nella misura in cui parteci­pate alle sofferenze di Cristo, ralle­gratevi, perché anche nella rivela­zione della sua gloria possiate ralle­grarvi ed esultare" (1Pt4,13).

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