DON ANTONIO

sabato 27 agosto 2011

OMELIA DOMENICA XXIV ANNO C


La parola di Dio di questa domenica ci esorta ad aver fiducia nell’amore misericordioso di Dio, in un amore senza condizioni o limiti, un amore che accoglie il peccatore che ritorna e ama anche il figlio rimasto a casa, ci esorta ad a credere nella pazienza di Dio che non vuole la morte del peccatore , ma che si converta e viva. La virtù della pazienza.
La prima lettura tratta dal libro dell’Esodo ci suggerisce come Dio opera nella storia e nel cuore dell’uomo.
Dio è bontà e misericordia, onnipotenza e umiltà, dominio universale e indulgenza. Anticamente si pensava, e lo si nota nei testi più antichi della Sacra Scrittura, che Dio avrebbe un giorno eliminato e distrutto tutti i cattivi, i malvagi dalla terra.
Dio si rivela lentamente attraverso i secoli, vuole condurre il suo popolo a comprendere la vera immagine di Dio :non solo il Dio del Sinai, giudice e potente, non solo un Dio che si adira e punisce , ma specialmente il Dio della bontà,della misericordia, del perdono incarnata in Gesù, mite e umile di cuore, che tace e come un agnello è condotto al macello,condotto alla croce. In maniera sintetica s’incontrano nella prima lettura:
1.la bontà e la misericordia di Dio che dona i 10 comandamenti, che dona il cibo, la manna nel momento della fame del popolo ebreo, che fa sgorgare l’acqua e dona la carne,
2.il popolo , di dura cervice, cioè di testa dura, che non comprende l’amore di un Dio Padre per il suo popolo e allora mormora e critica l’agire di Dio.
2.L’intervento di Mose , il grande mediatore e intercessore ,colui che fa da tramite tra Dio e il suo popolo e ricorda a Dio il suo giuramento e le promesse fatte agli antichi padri.

Il Vangelo di questa domenica ci presenta la realtà della coesistenza del bene e del male, del buono e del cattivo, del figlio che rimane con il padre, figlio buono ed ossequiente e il fratello diverso che sperpera le sue sostanze con gli amici ,vivendo da dissoluto. Le tre parabole sono simili: la parola della pecora che si smarrisce e il pastore che lascia le 99 pecore per cercare quella smarrita o la donna che si mette a pulire e a frugare la casa ovunque per trovare la perla perduta.
La parola di Dio di oggi ci dice che non dobbiamo turbarci
1.se coesistono grano e zizzania, buoni e cattivi,
2.se succede che o un a pecora o il figlio maggiore o il gioiello più bello si smarriscono .
Esistono sempre un pastore o un padre o una donna che si preoccupano della ricerca, che non giudicano ma amano.
Noi invece siamo chiamati tutti, come cristiani ad essere fedeli e coerenti con il Vangelo della misericordia per far fermentare tutta la pasta dell’umanità.
Innanzitutto non dobbiamo scandalizzarci della presenza del male nel mondo e nella storia e nella nostra storia personale oppure meravigliarci della infinita bontà di Dio che porta in Paradiso il ladrone pentito e paga gli ultimi operai come i primi. Talvolta ci sentiamo scoraggiati quando ,guardando al nostro mondo, ci accorgiamo di tante ingiustizie, violenze,odi,realtà disumane,scandali che sembrano un onda imponente che travolge tutto e dilaga.
Noi siamo chiamati ad imitare il padre del quale si parla nella parabola del vangelo: avere la forza la pazientare, avere la fede di attendere, avere la speranza che l’amore vince la la lontananza e la perdita, che l’amore di un padre ha il potere di far tornare anche un figlio che ha abbandonato la casa, che il pastore conosce talmente bene le sue pecore che può fidarsi delle 99 che restano nel deserto e fidarsi anche di quell’unica e presumere di trovarla, che la donna di casa conosce troppo bene la casa e il suo gioiello per crederlo ormai perduto.

Il figlio che si è allontanato casa che pensava di trovare la gioia nel divertimento, negli amici, nei soldi, - quante somiglianze con l’attualità- alla fine deve constatare di essere un alienato, di essere uno che ha vissuto per le cose al di fuori di lui, senza meta né ideale, suggestionato da sogni e illusioni.
Ed ecco la folgorazione: rientrò in se stesso, finora aveva vissuto da alienato, ora finalmente riscopre la sua vita, rivede il padre e sente rifiorire l’amore.
Pochi sono quelli che caduti così in basso nella vita riescono a rientrare un sè stessi, a riconoscere, la bontà della situazione precedente,a ritrovare il padre,la famiglia e la forza dell’amore.

Mentre il padre ama entrambi figli, anzi ora ha un gesto di particolare amore per il figlio prodigo e che ora abbraccia come risorto da morte, dall’altra il figlio maggiore si sdegna e si adira e nutre avversione verso il fratello che si era si allontanato ma che , ora, riconosciuto il suo errore, era tornato. Quante somiglianze con l’oggi….ma lei non sa che razza di donna era colei, ma lei non sa che una volta quello era ateo e anticristiano… ci sono cristiani che nutrono avversione per i convertiti, comunità cristiane che ghettizzano quelli che dopo una vita lontano da Dio si convertono.
Il cristiano vive solo di amore e di perdono. Tanto più prima eri lontano dalla Chiesa e tanto più ora ti amo.

Questo dice Gesù ai pubblicani di allora, questo dice Gesù ai farisei e gli scribi di oggi, questo Gesù vuole dire a ciascuno di noi-benedetto sei tu Signore del cielo e della terra,perché ai piccoli. e quindi ai convertiti, hai rivelato i misteri del regno dei cieli. Chi ha orecchi intenda.

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