La liturgia della Parola per alcune domeniche ci parlerà del Regno di Dio attraverso parabole e immagini. Oggi ci offre la parabola del seme e l’immagine del cedro. Il messaggio centrale e sul quale dobbiamo meditare riguarda il Regno di Dio che si sviluppa e si diffonde tra gli uomini non per la capacità o la bravura degli uomini, che restano solo collaboratori per l’avvento del Regno di Dio,ma l’azione dello Spirito Santo che fa germogliare e crescere il seme, che guida e anima la Chiesa.
Nella prima lettura il profeta Ezechiele si rivolge al popolo ebreo sfiduciato e scoraggiato, deportato in esilio a Babilonia e adopera l’immagine del cedro. Il popolo ebreo teme di essere stato abbandonato da Dio, teme di essere destinato alla dispersione, di essere votato allo sterminio. Solo pochi rimangono fedeli e radicati nella speranza , fedeli alle promesse.
Ezechiele sacerdote e profeta afferma che non tutto è perduto con la deportazione del popolo ebreo ma sopravvivera’ un resto, un piccolo resto, un piccolo gruppo che ritornerà e ricostruirà il tempio.
“Gli alberi della foresta sapranno che io sono il Signore che umilio e che innalzo,faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco”. Questo modo di operare di Dio lo ritroviamo spesso nei dei profeti dell’Antico Testamento
Il Signore ha scelto e prediletto la povertà e l’umiltà: muore sulla croce per salvarci, ma è proprio dall’albero secco della croce che è germogliata per noi la Vita. E’ dalla sconfitta sulla croce che viene a noi la vittoria sul peccato e sulla morte.
Questo è l’operare di Dio, oggi come allora, nelle pagine della Bibbia come nella vita della Chiesa: chi sono i santi: uomini di tanta fede che sono rivestiti di povertà, di debolezza, di impotenza, pensiamo a San Francesco,Sant’Antonio. E’ questo il messaggio del cristianesimo, la buona notizia di Gesù per il mondo: “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli”. Ma questa è anche la strada della missionarietà, della nuova evangelizzazione, perché il Regno si diffonda e germogli è necessario percorrere la via opposta al trionfalismo, e cioè la via del nascondimento e della povertà.
Nel vangelo Gesù ci illustra questo messaggio con la parabola del seme e del granellino di senapa: il contadino getta nella terra il seme e così ha eseguito tutto e fino in fondo il suo lavoro. Il resto si compie per l’onnipotenza di Dio “ dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce”. Come ? Lui stesso non lo sa. Al contadino spetta la missione di seminare il grano e il grano buono.
L’evangelista Marco si rivolge ai cristiani di Roma, profondamente scossi dalle violente persecuzioni e dispersi nell’impero romano e ricorda le parole di Gesù, parole nelle quali devono credere e aver fiducia.
Parola questa rivolta anche a noi. Talvolta siamo delusi e perplessi, perché pensavano che in breve tempo tutto il mondo sarebbe diventato cristiano, credevamo subito dopo il concilio ecumenico degli anni 60-70 che ci sarebbe stata una primavera della Chiesa,
Invece questa conversione di massa al cristianesimo non c’è stata, anzi si assiste alla defezione degli stessi cristiani. Si osserva anche che alcuni cristiani vivono senza una fede convinta, a cristiani che nel comportamento somigliano agli atei, a cristiani ormai diventati idolatri di fronte alle divinita’ della cultura materialista.
La parola di Dio è come il seme, una volta entrata nel cuore non rimane senza effetto, ma germoglia e cresce anche quando tutto sembra spento e morto. Ma così non è, pensiamo a Gesù: Gesù resta nascosto nella sua casa a Nazareth e solo 3 dei suoi anni della sua vita li passa tra la gente facendo miracoli, predicando,cacciando i demoni e guarendo dalle malattie. Allora quei 30 anni vissuti a Nazareth sembrano sprecati al fine del Regno, avrebbe potuto fare tanto e tanto di più…ma a Gesù non interessava la quantità o il numero.
Poveri noi se non comprendiamo questo messaggio, perché diamo valore solo al risultato di un azione e non al suo valore e alla sua intrinseca efficacia. La buona notizia per noi è paradossale, ma è l’autentica notizia che ci dona vita e salvezza: la nostra vittoria sta nella sconfitta, la nostra grandezza sta nella povertà e nell’afflizione, la felicita’ sta proprio nella croce , lì ritroviamo la via della risurrezione e nella morte troviamo l’immortalità. E’ la pagina delle Beatitudini: beati i poveri, gli afflitti, quelli che piangono…
Ma tutto questo non viene da noi ma è dono di Dio, come è suo dono l’accettare per fede la stoltezza di questa parola, ovviamente respinta dai potenti e dai sapienti di questo mondo.
“Se il Signore non costruisce la casa invano faticano i costruttori, se il Signore non custodisce la città invano veglia il custode”.
Anche S.Paolo nella II lettura invita alla gioia, alla speranza, dopo aver spiegato ai Corinzi, le difficoltà incontrate nel ministero.
La parola di vita nella quale credettero i nostri antenati, i nostri nonni qui fra le montagne, quella parola di vita per quale ancora, come al tempo delle persecuzioni romane, i cristiani soffrono magari derisi o oltraggiati solo perché Cristiani, solo perché fanno un segno di croce o vanno a Messa ogni domenica e talvolta anche nei giorni feriali, cristiani che ancora sono pronti a dare la vita in un eremo o in lebbrosario, tutti cristiani che hanno operato e ancora operano con la forza della testimonianza .
Questa parola di Dio era ieri, e lo è oggi e lo sarà anche domani, è l’unica e la vera seminagione, l’unica e vera “ nuova evangelizzazione” che oggi il mondo oggi sta aspettando da noi.
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