Questo blog è personale. Contiene alcune omelie rivolte ai fedeli di Stoner di Enego,provincia di Vicenza, dal 1986 al 2002 ed omelie dal Monastero di Bose. Il blog contiene inoltre molte riflessioni sulla speranza cristiana , sulla sofferenza, sul senso del dolore , ricavate dalle pagine WEB, contiene anche qualche preghiera e altre verità della nostra religione cristiana cattolica.
domenica 8 aprile 2012
Commento alle letture 8 aprile 2012 (G.Bruni) Bose
Giancarlo Bruni, (1938) appartiene all'Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose. Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI).
Vangelo: Mc 16,1-8
«Il Messia risorto»
1. Tre donne, Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome, sono figure centrali del vangelo di Marco.
Esse, le mirofore, hanno seguito Gesù in Galilea (Mc15,41), hanno assistito a distanza alla sua crocifissione (Mc15,40), hanno osservato bene il luogo del suo seppellimento (Mc15,47) e ora «passato il sabato…vennero al sepolcro al levar del sole» per ungere con oli aromatici il corpo di Gesù (mc16,1-2). Un venire accompagnato da una preoccupazione: «chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?» (Mc15,3). Tre donne ricche di nostalgia di Gesù e piene di premura per il suo corpo morto, e lontane al pensare qualcosa tipo resurrezione dalla morte. In definitiva senza speranza.È a queste donne che improvvisamente si apre uno scenario inedito: la pietra è stata rotolata via e, entrate nel sepolcro, vedono «un giovane vestito d’una veste bianca», indice della sua origine e provenienza celesti, e costatano l’assenza del corpo di Gesù. Motivi sufficienti per essere prese dallo stupore e dal panico, terrorizzate (Mc16,4-5). Se l’andare al sepolcro era nella tristezza per una vita spenta, ciò che accade al sepolcro le getta nello spavento. Una paura non attutita dall’annuncio del giovane: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto» (Mc16,6). Un annuncio seguito da un compito: «Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro:Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto» (Mc16,7).Un invito alla non paura e un mandare a dire la cui risposta è stata una paura-spavento tali da ridurle a creature fuori di sé, a fuggitive precipitose e a bocca cucita: «Esse uscirono e fuggirono via piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno» (Mc16,8). Marco conclude così il suo vangelo, ciò che segue è una aggiunta successiva per addolcire il racconto.
2. Di fatto, annota l’evangelista, si fugge sempre: dinanzi a un Messia crocifisso, dinanzi a un Messia risorto e dinanzi a compiti ritenuti troppo forti per noi. Si fugge meravigliati e impauriti dinanzi a eventi che ci sovrastano. Il cammino verso il sì a quel Risorto, e quindi alla vittoria sulla morte, conosce percorsi di paura del credere per non incorrere in nuove illusioni (Lc24,21) e in gioie senza fondamento (Lc 24,41). E si pensa a trafugamenti di cadavere (Gv 20,13), a apparizioni di fantasmi (Lc 24,27) e a gente allucinata; si pensa a tutto eccetto che all’essenziale: «Il crocifisso è risorto». Un essenziale suggerito al cuore di ciascuno dalla parola rivelatrice di un messaggero di Dio.Marco è chiaro: la tomba vuota da sola genera il «Non è qui» con la variante delle molteplici supposizioni, unicamente la parola di Dio capace di persuadere il cuore introduce al «veramente è risorto». È questo il passaggio ultimo che le tre donne, e il noi che rappresentano, devono compiere.Dal non capire che incute paura e fuga all’adesione al messaggio dell’inviato di Dio dai molti nomi. Marco lascia la cosa in sospeso a voler dire che continuazione del racconto è la risposta dei suoi uditori-lettori: credono con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti in base alla parola del giovane da lui registrata nel vangelo? Una resurrezione vera, non nell’ordine del probabile o del puramente metaforico, tipo è risorto nel ricordo dei suoi o nella sua causa portata avanti dai suoi; un evento dunque realmente accaduto a Gesù al cospetto del quale non resta che il linguaggio di un silenzio gravido di stupore e di adorazione (Mt 28,9.17). Evento che riguarda un Tu e in lui il tutto umano-cosmico: passato il sabato, il primo giorno della settimana, quella domenica dunque, un sole si leva dalla tenebra della morte (Mc16,2) per illuminare il giorno dell’uomo e l’ora della morte dell’uomo e del mondo.Per questo è nato, per «dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc1,79). Il mattino del natale del Sole alla terra sfocia nel mattino del Sole al cielo, da dove continua a illuminare.
3. E dire che questo crocifisso è risorto equivale anche a «rifiutarci di accettare una storia in cui il carnefice abbia in eterno ragione.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento